Trasformazione digitale? Sì! Ma…

Trasformazione digitale? Sì! Ma…

Solo se fatta conoscendo profondamente i processi coinvolti

Di “Trasformazione digitale” ne abbiamo sentito parlare con tantissima frequenza ma ci siamo mai posti la domanda sull’effettivo significato del termine? “Cos’è la trasformazione digitale?”

È abbastanza difficile fornire una definizione precisa ed univoca sul tema. Tuttavia, in generale, potremmo definirla come “il processo di un’azienda che cambia il proprio modello di business e trasforma i processi operativi utilizzando le tecnologie digitali per la loro esecuzione”. Un processo complesso che, però, non è ancora prerogativa di tutti e che può coinvolgere svariati contesti di un’azienda.

Negli anni un numero crescente di aziende si è mosso in questa direzione ma la crisi di questi ultimi tempi ha dato un’ulteriore accelerata! Le tecnologie digitali nell’ultimo anno sono state essenziali per la prosecuzione delle attività produttive e per l’erogazione di servizi pubblici. Le risorse digitali sono state una scelta indispensabile, l’àncora a cui è stata affidata la prosecuzione delle attività fondamentali del nostro vivere quotidiano: continuare a lavorare, svolgere attività ordinarie, permettere ai ragazzi di continuare a studiare, laurearsi. Potremmo dire che l’esperienza del lockdown è stata innanzitutto un grande test sulla capacità adattativa del nostro (e non solo) Paese.

Il Covid ha accelerato la trasformazione digitale in media di 5,3 anni (IBM) e la relativa adozione delle tecnologie digitali necessari per lo sviluppo delle decisioni di produzione.

La pandemia ha spinto ad abbracciare la trasformazione digitale prima di quanto previsto (Celerity).

Quadro leggermente diverso quello che riguarda il livello di digitalizzazione generale in cui con un punteggio totale di 43,6 l’Italia occupa il terzultimo posto tra i 28 Stati membri dell’UE secondo l’indice DESI 2020 (Digital economy and society index).

Però … perché per fortuna c’è un però … i dati dell’Osservatorio Professionisti e Digital Innovation 2020 del Politecnico di Milano disegnano una situazione che lascia ben sperare per il prossimo futuro:

  • Il 34% delle imprese italiane presenta un alto livello di digitalizzazione, sia dal punto di vista dell’infrastruttura sia da quello delle competenze delle risorse;
  • L’11% delle imprese ha, specialmente in questo periodo, avviato un processo di digitalizzazione;
  • Il 55% delle imprese dimostra di essere ancora “refrattario” all’implementazione di soluzioni digital ma anche loro, inevitabilmente, le stanno prendendo in considerazione, se non nell’immediato presente, almeno per il futuro;
  • Tra il 2018 e il 2019, il numero di studi professionali che hanno investito più di 10 mila euro in tecnologie e digital è cresciuto dal 5% al 25%.

 

Allo stesso modo i processi di produzione e la gestione del ciclo di vita del prodotto (PLM) hanno subito una vera e propria modifica dettata dalla rivoluzione digitale. Le linee di produzione tradizionali sono state rinnovate con tecnologie capaci di offrire informazioni in tempo reale, consentendo un’innovazione più rapida, migliore efficienza, maggiore qualità e minor tempo di vendita. Le organizzazioni che hanno digitalizzato i propri processi, infatti, hanno sfruttato i dati digitali nei servizi ai clienti, nelle operazioni digitali e nella produzione.

I tre principali vantaggi dell’adozione di un modello digitale sono stati:

  • Miglioramento dell’efficienza operativa (40%);
  • Time to market più rapido (36%);
  • Cambiamento delle aspettative dei clienti (34%).

A questi si aggiungono, poi:

  • Tempi decisionali ed operativi molto brevi;
  • Big Data ed AI trasformano l’esperienza dell’utente;
  • Aumento della fedeltà del pubblico;
  • Aumento dell’utile netto dell’azienda grazie ai minori costi di produzione.

“Digitali per sopravvivere” è diventato legge, rendendo la tecnologia digitale la linfa vitale necessaria per far funzionare un’azienda. Appare sempre più chiaro come sul tema della digitalizzazione si giocherà la partita tra le aziende per il mantenimento della competitività.

Dall’analisi dell’Istat, infatti,emerge chiaramente che, sebbene anche le imprese con bassa intensità di digitalizzazione siano impegnate (per il 65,8%) in almeno un’attività di innovazione, è nelle aziende dove la digitalizzazione è più avanzata che si trova maggiore innovazione. Quale scenario sarà, dunque, quello che si paleserà in un futuro relativamente breve?

Secondo Research & Markets, 2020 si prevede che il mercato globale della trasformazione digitale crescerà da $469,8 miliardi nel 2020 a $1.009,8 miliardi entro il 2025 e, secondo FMI 2020 il 65% del PIL mondiale sarà “digitalizzato”.

La trasformazione digitale è davvero un vantaggio per molte aziende e, a quanto pare, proprio non esiste un modo per fermare tale trasformazione. Con l’evoluzione della tecnologia, le aziende si trasformeranno in imprese digitali, non importa quanto piccole o grandi che siano. Fondamentale sarà solo il modo in cui saranno in grado, o meno, di portare avanti la trasformazione.

Infatti, la sola aspirazione verso la digitalizzazione o la scelta di tecnologie off-the shelf senza un’accurata analisi dei processi non garantisce il conseguimento degli enormi vantaggi che questa trasformazione può garantire. Questo è spiegato bene dai risultati di un recente studio McKinsey dal quale si evince che

Meno del 30% delle iniziative di Digital Transformation viene completato con successo;

Solo il 16% delle iniziative di Digital Transformation ha effetti positivi sulle performance aziendali ed ha gettato le basi per sostenere il cambiamento nel lungo termine.

La conseguenza è l’abbandono del processo di digitalizzazione ed il ritorno allo stato iniziale (secondo lo studio McKinsey il 70% dei casi) o avviare costosi e dolorosi processi di adattamento dello strumento alle necessità del processo.

Come combattere questo fenomeno ed approcciare la trasformazione digitale per essere efficaci? Il primo e fondamentale passo è un’analisi approfondita dei processi con l’individuazione degli sprechi e delle inefficienze. Il secondo step è l’ottimizzazione del processo con la conseguente eliminazione dei suddetti sprechi ed inefficienze. Solo a questo punto, quando si ha un quadro chiaro di una situazione stabile ed ottimizzata, si può passare al technology scouting ed alla selezione della soluzione che più delle altre è in linea con i bisogni e le specificità analizzate. A questo punto le fasi di implementazione, training e successivo mantenimento del cambiamento saranno più fluide e non daranno luogo a grossi scossoni nell’organizzazione.

Questa è la strada per far parte del 16% di aziende che implementa con successo i progetti di trasformazione digitale, ne raccoglie i benefici e li sostiene nel lungo termine.

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